It was a normal day, and as usual, I found myself stuck in traffic. My already limited patience was tested as I watched the cars in front of me move slowly. The light would turn green, and before I could take my foot off the accelerator, a distracted driver would dart left, blocking the road. “What the hell are you doing?” I blurted out, frustration building inside me.
I started counting how many drivers didn’t seem to know how to use their indicators. “You decided to turn? Great, thanks for letting me know a moment earlier!” My voice was getting louder and louder, and with every word I...

It was a normal day, and as usual, I found myself stuck in traffic. My already limited patience was tested as I watched the cars in front of me move slowly. The light would turn green, and before I could take my foot off the accelerator, a distracted driver would dart left, blocking the road. “What the hell are you doing?” I blurted out, frustration building inside me.
I started counting how many drivers didn’t seem to know how to use their indicators. “You decided to turn? Great, thanks for letting me know a moment earlier!” My voice was getting louder and louder, and with every word I spoke, my irritation grew.
The situation wasn’t improving. I turned onto a side street, hoping for an alternative. But as fate would have it, I found myself facing a group of slow cyclists who were taking up the entire lane. “Are you stuck or what?” I exclaimed, squeezing the steering wheel with my hand. There was a sense of helplessness that hung over me as I tried to pass them, but every attempt was futile.
And so, in my frustration, I began to swear. “What kind of day is this, goddammit?” I shouted, as the traffic continued to move at a crawl. “You’re in my way, for God’s sake! Move!” My voice was like a chorus of anger, and I could feel my mood worsening.
I finally reached an intersection, but it felt like a challenge. The cars were piling up, and the pedestrians seemed to have a fair amount of time to spare, as they were crossing at a leisurely pace. “Come on, I don’t have all day! Move over, we’re not here for a sightseeing trip, goddammit!” were the words that escaped my lips. It was incredible how driving could turn into a real emotional battlefield.
Every traffic jam, every sudden stop, felt like a personal attack, and every delay was an aggravating factor. I flinched when a driver cut me off, and without thinking, I exclaimed: “What the hell! You’re a driving genius, huh?” I had no restraints on my vocabulary, every insult came out with a certain relief.

Era una giornata qualunque, e come al solito, mi trovai imbottigliata nel traffico. La mia pazienza, già di per sé limitata, venne messa a dura prova mentre osservavo le auto davanti a me muoversi lentamente. Il semaforo diventava verde e, prima che potessi spostare il piede dall’acceleratore, un automobilista distratto si lanciava a sinistra, bloccando la strada. “Ma che cavolo stai facendo?” sbottai, la frustrazione che montava dentro di me.
Iniziai a contare quanti automobilisti sembravano non sapere come usare le frecce. “Hai deciso di girare? Ottimo, grazie per avvisarmi un attimo prima!” La mia voce diventava sempre più alta, e con ogni parola pronunciata, la mia irritazione cresceva.
La situazione non migliorava. Svoltai in una strada secondaria, sperando di trovare un’alternativa. Ma, come per beffa del destino, mi ritrovai di fronte a un gruppo di ciclisti lenti che occupavano l'intera carreggiata. "Ma siete bloccati o cosa?" esclamai, schiacciando il volante con la mano. C’era un certo senso di impotenza che mi accompagnava mentre cercavo di sorpassarli, ma ogni tentativo risultava vano.
E così, in preda alla frustrazione, iniziai a lanciarmi in una serie di parolacce. “Ma che cazzo di giornata è questa porco dio?” urlai, mentre il traffico continuava a muoversi a passo d’uomo. “Sei nel mio modo, per l’amor del cielo! Muoviti!” La mia voce era come un coro di arrabbiatura, e sentii che il mio umore andava a peggiorare.
Finalmente arrivai a un incrocio, ma sembrava una sfida. Le macchine si accumulavano e i pedoni sembravano avere una discreta dose di tempo libero, dato che attraversavano con calma. “Coraggio, non ho tutto il giorno! Spostati, che non siamo qui per una gita turistica dio merda!” furono le parole che mi scapparono dalle labbra. Era incredibile come guidare potesse trasformarsi in un vero e proprio campo di battaglia emotivo.
Ogni ingorgo, ogni frenata improvvisa, sembrava un attacco personale, e ogni ritardo era un’aggravante. Sussultai quando un automobilista mi tagliò la strada, e senza pensarci, esclamai: “Ma che diavolo! Sei un genio della guida, eh?” Non avevo alcun freno sul mio lessico, ogni insulto usciva con un certo sollievo.